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Le province italiane in cui si vive meglio
secondo la classifica della qualità della vita
di Italia Oggi

Le province italiane in cui si vive meglio secondo la classifica della qualità della vita di Italia Oggi

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a cura di italia oggi / Ital Communications

In collaborazione con l'Università La Sapienza
TOP 10

Secondo la classifica di quest’anno, le province italiane in cui si vive meglio si trovano tutte al nord

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approfondimento

La classifica della qualità della vita 2025 restituisce un’Italia peggiorata di poco rispetto allo scorso anno ma meno polarizzata. Milano si conferma in cima, seguita da Bolzano e Bologna, mentre Trento, Padova e Verona consolidano la forza del Nord-Est. Rispetto al 2024, la media della classifica generale è scesa di 30 punti. Il Nord e il Centro restano ai vertici, il Mezzogiorno riduce le cadute più profonde, ma non accorcia davvero la distanza. Alcune province del Sud, come Cagliari e Lecce, mostrano segni di resilienza che un tempo sembravano impossibili. Non si tratta di un ribaltamento, ma di un riequilibrio: il quadro che emerge dalla classifica generale è quello di un'Italia con una qualità della vita compressa verso il centro della classifica. Nelle grandi città il ritmo di crescita si è rallentato; sono invece le realtà intermedie – Lucca, Prato, Rimini, Treviso – a muovere la classifica, segnando la vitalità diffusa di un tessuto urbano medio che si fa più competitivo.

La classifica di Italia Oggi – Ital Communications, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, è stilata sulla base di 92 indicatori, suddivisi in nove macro-categorie: “Affari e Lavoro”, “Ambiente”, “Istruzione”, “Popolazione”, “Reati e Sicurezza”, “Reddito e Ricchezza”, “Salute”, “Sicurezza Sociale” e “Turismo e Cultura”. Alla provincia con il posizionamento migliore vengono assegnati mille punti, mentre zero a quella peggiore. Le 107 province, a seconda del loro punteggio, vengono poi divise in quattro gruppi: “Buona”, “Accettabile”, “Discreta”, “Insufficiente”.

Illustrazione 1

Rispetto al 2024, la qualità complessiva è leggermente peggiorata di 30 punti nella Classifica generale. Si consolida una tendenza già in atto: il Nord e il Centro restano ai vertici, il Mezzogiorno riduce le cadute più profonde, ma non accorcia davvero la distanza.

Tra le nove categorie analizzate, la Sanità è quella che ha inciso di più sul risultato finale. Nel 2025 quasi tutte le province italiane registrano un incremento di punteggio: un miglioramento medio superiore ai 150 punti rispetto all’anno precedente. È un dato trasversale, che non riguarda solo il Nord. In molte regioni del Centro e del Sud crescono - seppur di poco - i posti letto, migliorano i tempi d’attesa, si potenziano le reti di prossimità.

Il numero delle province
sotto i 500 punti nella
categoria Sanità

Lo scorso anno erano ben 78 le province sotto i 500 punti. 97 province sono migliorate e solo 9 sono peggiorate rispetto allo scorso anno. Seppur il livello di tutte le province sia medio o medio basso c’è stato un rafforzamento generale dei servizi sanitari. Tra le metropoli solo Bologna entra in top 30.

[ come se la passa il SUD italia ]
nel 2025
LE PERFORMANCE
DEL SUD SONO MIGLIORATE
MA 22 PROVINCE
risultano
ancora insufficienti

Anche lo scorso anno le province del Sud insufficienti erano 22, ma il punteggio medio nella classifica generale si è alzato di 11,5 punti, passando da 165,1 nel 2024 a 176,6 nel 2025

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Il Sud rimane la parte più fragile del Paese, ma anche quella in cui si colgono i segnali più interessanti. Dopo anni di arretramento, il Mezzogiorno sembra avere trovato un punto d’appoggio: le province peggiori non scendono più, mentre alcune città medie crescono. Lecce e Cagliari si confermano tra le sorprese dell’anno, trainate dal turismo, dai servizi e da una qualità della vita urbana che si avvicina agli standard del Centro Italia. Bari mantiene un profilo stabile, Potenza e Campobasso recuperano posizioni. Restano invece in difficoltà Caltanissetta, Trapani, Reggio Calabria, con performance ancora molto distanti dalla media nazionale. Il divario Nord-Sud, dunque, non scompare: si sposta all’interno del Sud stesso, dove emergono differenze profonde tra poli dinamici e territori bloccati. È una nuova forma di polarizzazione, meno geografica e più socioeconomica.

Le province che si sono distinte per aver guadagnato o perso diverse posizioni

Dall’analisi delle singole categorie, tre su tutte hanno inciso sulla posizione finale del 2025: “Reati e Sicurezza” e “Turismo e Cultura” e “Reddito e Ricchezza”

La salita o la discesa delle province italiane nella classifica generale è stata determinata dai risultati positivi o negativi ottenuti nelle nove categorie prese in esame.
01
LUCCA

27 posizioni guadagnate in un solo anno, risalendo dal 58° al 31° posto. Il miglioramento arriva soprattutto dalle categorie “Reddito e Ricchezza”, dove ha guadagnato 43 posizioni, e “Turismo e Cultura”, in cui è salita di 23.

var. 023 / 024
27
PUNTEGGIO
693
RANK
31
02
ASCOLI PICENO

Sale di 25 posizioni, dal 40° al 15° posto, uno dei migliori risultati nazionali. Determinanti il ritorno al 1° posto in “Reati e Sicurezza” e il primato in “Sicurezza Sociale”, dove avanza di 28 posizioni.

var. 023 / 024
25
PUNTEGGIO
784
RANK
15
03
RIMINI

Entra di forza nella top-15 italiana, guadagnando 21 posizioni in un anno (dal 33° al 12° posto). A trainare la provincia sono i balzi in “Ambiente” (+35) e in “Salute” (+34), con forti progressi sulla qualità dell’aria, i servizi sanitari e la vivibilità urbana.

var. 023 / 024
21
PUNTEGGIO
807
RANK
12
04
PRATO

Prosegue la sua risalita: con 18 posizioni in più, dal 39° al 21° posto, torna a ridosso della top-20. Migliora in “Reddito e Ricchezza” (+28) grazie a una filiera tessile in ripresa e in “Salute” (+24) per la qualità dei servizi locali.

var. 023 / 024
18
PUNTEGGIO
741
RANK
21
05
GORIZIA

Perde 26 posizioni (dal 26° al 52° posto). Il calo più pesante riguarda “Salute” (–47) e “Affari e Lavoro” (–20). Dopo anni di performance solide, la provincia friulana mostra segnali di rallentamento sia sul piano economico che dei servizi.

var. 023 / 024
-26
PUNTEGGIO
579
RANK
52
06
BELLUNO

Arretra di 25 posizioni, scendendo dall’11° al 36°. La flessione tocca cinque delle nove categorie: il calo maggiore in “Ambiente” (–17), ma anche peggioramenti in “Reati e Sicurezza” e “Popolazione”.

var. 023 / 024
-25
PUNTEGGIO
531
RANK
60
07
BIELLA

Perde 17 posizioni rispetto al 2024, scivolando dal 48° al 65° posto. I principali cali si registrano in “Ambiente” (–50) e “Salute” (–44).

var. 023 / 024
-17
PUNTEGGIO
485
RANK
65
08
NOVARA

Esce dalla top-20 e scende di 17 posizioni, dal 37° al 54° posto. A pesare sono i cali di 26 posizioni in “Reati e Sicurezza” e di 10 posizioni in “Reddito e Ricchezza

var. 023 / 024
-17
PUNTEGGIO
558
RANK
54

Non tutte le dimensioni del benessere, però, mostrano segni positivi. Le categorie “Reddito e ricchezza” e “Sicurezza sociale” segnano nel 2025 un peggioramento medio: il punteggio nazionale cala rispettivamente di circa 40 punti e di oltre 30 punti rispetto al 2024. Il rallentamento economico degli ultimi mesi, l’inflazione che continua a erodere il potere d’acquisto e il costo della vita in crescita penalizzano soprattutto le aree urbane e i ceti medi. Province come Milano, Bologna e Firenze restano in testa per redditi medi, ma perdono alcune posizioni nella percezione di benessere economico; in controtendenza Bolzano, che si conferma tra le prime due, e Padova, che sale nella top 20.

Le economie più legate al turismo o ai servizi, come Rimini, Verona o Firenze, mostrano una maggiore volatilità dei redditi: oscillano con i flussi stagionali e subiscono gli effetti della frenata dei consumi interni. Sul fronte della sicurezza sociale c’è stato un arretramento medio del punteggio. Tuttavia non è possibile fare un confronto diretto con il 2024 perché la classifica quest’anno è cambiata molto: il tasso di inattività giovanile è stato rimpiazzato dal dato sui NEET, più efficace nel rappresentare l’esclusione sociale. Sono stati rimossi anche gli indicatori legati alla pandemia, come la mortalità per fasce d’età o i trattamenti sanitari obbligatori, sostituiti da nuovi parametri che misurano la sicurezza quotidiana: omicidi stradali, decessi per abuso di alcol o droghe e indice di affollamento carcerario. Nel complesso, però, la tendenza è sempre la stessa con la maggior parte delle province del Nord e del Centro che popolano la top 20 - Ragusa unica eccezione - e le fasce più basse della classifica occupate da quelle del Sud.

Illustrazione 2

L’Italia sembra aver ritrovato una linea di continuità, una stabilità di fondo che mancava da anni. La crescita dei servizi, il lieve miglioramento della sanità e la diffusione di modelli di sviluppo locali più equilibrati stanno progressivamente ridisegnando la geografia della qualità della vita. Il nuovo equilibrio non è ancora un traguardo, ma un punto di partenza. Dopo un decennio di scarti violenti – crisi, pandemia, inflazione – il Paese sembra entrare in una fase di consolidamento lento, in cui le differenze tra Nord e Sud si riducono.

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